"1922, nomina del Direttore spirituale nella persona del Padre Lorenzo Rocci della Compagnia di Gesù, valente grecista”, Padre Giuseppe Castellani, attento conoscitore dell'Archivio storico della Congregazione e più volte suo Direttore Spirituale nella seconda metà del '900, sottolinea così che Padre Lorenzo Rocci, che nella Compagnia di Gesù trascorse ben settant'anni della sua lunga e intensa vita, fu Direttore Spirituale dal 1922 al 1936.
Figlio del nobile piacentino Domenico e di Eustachia Corradini, romana, era nato l’11 settembre 1864 a Fara in Sabina. Entrato nel 1880 nella Compagnia di Gesù a Napoli, nel 1890 si laureò in Lettere presso la Regia Università degli Studi di Roma, della commissione esaminatrice faceva parte anche il poeta Giosuè Carducci, il 26 luglio 1892 fu ordinato sacerdote a Cortona, in provincia di Arezzo, fece l’ultimo anno di formazione ad Angers in Francia.
Divenne quindi insegnante liceale, dal 1898 al 1918 insegnò latino e greco al Nobile Collegio Mondragone di Frascati dei Padri Gesuiti, dove dal 1908 al 1918 fu anche Prefetto. La scuola fu chiusa nel 1953 e la Villa Mondragone, che rientra nel complesso delle Ville Tuscolane, fu ceduta nel 1981 al Rettorato dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata che ne ha fatto la sua sede di rappresentanza, dove si svolgono convegni e congressi, che rispecchiano le attività di ricerca e di formazione svolte dall’Ateneo, ideale continuatore dell’attività di formazione dei giovani a suo tempo svolta dai Padri Gesuiti. Attualmente l’Università ospita in una delle sale di Villa Mondragone l’Associazione degli Ex Alunni del Nobile Collegio Mondragone (1865 - 1953), che nel suo Archivio conserva fra l’altro alcuni testi e scritti autografi di Padre Rocci.
Padre Rocci fu un formidabile intreccio di saperi, un grecista e latinista, un poeta (scrisse infatti alcuni carmi latini celebrativi di prodi uomini di mare italiani) e grammatico, un metricista. Fecondo autore di opere di carattere didattico destinate agli studenti di lingue classiche. Fu anche membro dell’Accademia dell’Arcadia col nome di Iperide Menalio, il suo diploma originale di ammissione è conservato nell’Archivio della Provincia d’Italia della Compagnia di Gesù. Fu anche uno storico e agiografo oltre che un memorialista, dedicò molte sue opere ai Santi gesuiti, come, ad esempio, Sant’Andrea Bobóla, gesuita polacco martire dei Cosacchi, morto nel 1657 e canonizzato da Papa Pio XI nel 1938.
Per gran parte della sua vita profuse il suo impegno di studioso nell’operare alla rinascita delle lingue morte, il latino e soprattutto il greco, fra le sue opere anche favole latine in versi alla maniera di Fedro.
Ma fu il suo vocabolario greco-italiano a procurargli fama e immortalità. Grazie alla sua acribia, armato solo di schedine e appunti, e privo di un computer, riuscì a creare, in venticinque anni, un'opera di duemilasettantaquattro pagine, suddivisa in quattromilacentoquarantotto colonne.
Il dizionario abbraccia tutta la grecità conosciuta, dalle più antiche forme ritrovate sui reperti archeologici fino al greco ellenistico, contiene anche il greco dei Padri della Chiesa. In esso Padre Rocci riuscì, grazie all’esperienza di tanti anni di insegnamento, a fondere elementi che si rivelano utili tanto agli studiosi quanto agli studenti, vi si possono infatti trovare citati un’infinità di Autori classici, anche minori e meno noti.
La prima edizione del dizionario apparve nel 1939, copie rilegate in pelle bianca furono consegnate al Papa Pio XII Pacelli, al re Vittorio Emanuele III e all’allora Capo del Governo Benito Mussolini. Di suo pugno, per ricordare i meriti di quest’opera, Pio XII il 29 novembre 1939 scrisse tra l’altro: “...E veramente il tuo lavoro, diletto figlio, benché altissimo per gli scolari, non è un semplice manuale scolastico, ma si presenta con tali caratteri di ampiezza e di dottrina, anche nuova e recondita, da spiccare tra quanti simili si son pubblicati finora in Italia, anzi da vincerli facilmente...”.
Negli anni che seguirono mentre da un lato si dedicò a perfezionare la sua opera, la cui edizione definitiva uscì nel 1943, rivestì anche il ruolo di confessore nella Chiesa del Gesù, vero Apostolo di anime. Viveva al primo piano del Collegio del Gesù, dove adesso è l’infermeria, e la sua stanza era accanto a quella di Padre Pietro Tacchi Venturi (1861-1956), lo scrittore Gesuita che ebbe ruolo nella definizione dei Patti Lateranensi del 1929.
Fu anche Confessore degli studenti dell’Università La Sapienza, ruolo ancora oggi svolto nella stessa Cappella universitaria dai Padri Gesuiti.
Il compianto Padre Max Taggi che nel 1946 fu Prefetto del Collegio Mondragone e fino al 2007 Rettore della Chiesa del Gesù, da giovane studente all’Università Gregoriana, risiedendo al Gesù, aveva conosciuto personalmente l’anziano Padre Rocci e di lui ha scritto che fu profondamente “ignaziano” nel suo tendere all’eccellenza, a fare bene quello che si fa, a fare qualcosa di più del banale, dell’esistente, per essere di aiuto al prossimo e per dare gloria a Dio, in armonia col motto ignaziano “ad maiorem Dei gloriam” (AMDG).
L'acronimo "A.M.D.G.", che contrassegnava la maggior parte dei libri editi dalla Compagnia di Gesù ed è riportato su una delle porte della Cappella dell'Assunta, dove si riunisce la Congregazione, è il motto della Compagnia di Gesù, spiegato nella preghiera dettata da Sant’Ignazio Omnia ad maiorem Dei gloriam, preceduta dall’Antifona “Nel nome di Gesú ogni ginocchio si pieghi, nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre” (Fil 2,10-11):
“Nel nome di Gesù siamo riuniti in preghiera, per lodare Dio
e per ringraziarlo per la nostra vocazione alla Compagnia.
Meravigliandoci di questa grazia ricevuta stiamo davanti al Signore per riverirlo
e per proclamare il suo nome in tutto il mondo e a tutti gli uomini.
Siamo riuniti in preghiera, chiedendo da lui la grazia
di farci capaci di vivere sempre meglio la nostra vocazione
cosicché tutto sia alla maggior gloria di Dio.
E chiamati a questo sotto il vessillo della croce, cominciamo con questo segno della nostra redenzione.
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen
Padre Rocci morì a quasi 86 anni il 14 agosto 1950, vigilia dell’Assunta, nella Casa Professa del Gesù, e fu sepolto al Verano, nella Cappella dell’Ordine, al Pincetto.
Grazie ai diritti d’autore del suo vocabolario per più di cinquant’anni l’Ordine ha sostenuto finanziariamente le attività missionarie e gli studenti poveri della Compagnia.
Nel 2009 in Sabina, a pochi chilometri da Roma, a Passo Corese, nelle vicinanze dell’Abbazia di Farfa e di Fara in Sabina, dove Padre Rocci era nato, è stato intitolato al grande grecista il locale Liceo Statale Classico e Scientifico.
Maria Mangiafesta
BIBLIOGRAFIA: G.Castellani S.J., La Congregazione dei nobili presso la Chiesa del Gesù in Roma, con prefazione del Padre Pietro Tacchi Venturi S.J., Roma 1954; F.Ghizzoni, Padre Lorenzo Rocci S.J. cultore delle lingue classiche, in Archivio storico per le province parmensi, 39, 1987, pp. 277-289; C.E.Manfredi in Dizionario biografico piacentino, Piacenza 2000; G.Giachi in Diccionario historico de la Compañia de Jesus, Roma-Comillas 2001, v. IV; V.Spadorcia in Il Mondragone, Rivista dell’Associazione Ex Alunni Nobile Collegio Mondragone, Roma 2009.